Saint Seiya: I cavalieri dello zodiaco

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Che dire di questa storica serie che ha segnato l'infanzia di un'intera generazione (e forse di più)? La serie conta un centinaio di episodi; il ciclo del santuario (quello dei cavalieri d'oro, per intenderci) dura una trentina di episodi. La storia è nota: questi cinque giovanotti, dopo essersi fatti valere contro cavalieri neri e cavalieri d'argento, devono affrontare Ares, il papa del Santuario, questa mitica località greca in cui sembrano giocarsi i destini del mondo, attraversando prima le dodici case dello zodiaco, in cui risiedono i rispettivi cavalieri d'oro. Per farlo hanno dodici ore di tempo, scadute le quali la reincarnazione Atena morirà, trafitta da una freccia incantata.

La vicenda è un grande inno all'amicizia, alla lealtà, al coraggio, alla bontà e alla nobiltà di cuore. Questi cavalieri di bronzo, inferiori per capacità e armatura ai cavalieri d'oro, riescono a vincere grazie al fatto di crederci, al sacrificio, al coraggio, ecc. ecc. Per quante botte prendano (come le tartine imburrate, cadono sempre a faccia in giù), i nostri piccoli eroi ce la fanno sempre, anche a costo della vita. Ma ce la fanno. E i cattivi solo in rari casi sono cattivi davvero. La “redenzione” è sempre là dietro l'angolo. È però anche una storia in gran parte maschile, in cui le ragazze hanno una parte tutto sommato marginale e accessorio. OK, c'era da aspettarselo in una serie che parla di gente che si piglia a mazzate. Però rompe lo stesso.

La serie è comunque ben fatta. L'ambientazione greca è suggestiva, i combattimenti sono senza dubbio avvincenti e la suspance è sempre presente. OK, il tutto è un po' kitsch, ma è roba degli anni '80, quindi passi anche questo.

La storia fa un po' acqua, a dir la verità, e talvolta pare di vedere Fantozzi, martoriato dall'incidente dell'“autobus al volo”, che cerca di timbrare il cartellino in orario, e c'è qualcuno che dice “non aiutatelo! ce la deve fare da solo!”. Dura la vita per gli eroi del cartellino. Però passi anche questo, sarà la mitica “sospensione del giudizio”, l'importante è che funzioni. E per funzionare, funziona, nulla da dire.

Gli eroi, più piccoli e più deboli, che alla fine trionfano sembrano ad ogni modo che vogliano essere una parabola del Giappone: distrutto, nuclearizzato, eppure risorto a potenza industriale nel dopoguerra. Con il sacrificio si può ottenere tutto? Sarà, ma questa morale non la bevo. Che se la tengano per loro, se proprio ci tengono. Si scade un po' nel cliché del giapponese che lavora sodo per non avere nemmeno uno straccio di pensione, che si sacrifica per il paese, ma è questo il messaggio che viene proposto: lavorare duro, sacrificarsi, i risultati non tarderanno. Non si può sottovalutare comunque la potenza di un messaggio che viene passato attraverso un medium apparentemente innocuo come un cartone animato.

C'è poi la questione del potere. O meglio, dei poteri.

C'è il potere dei singoli cavalieri, il cosmo, ossia la forza interiore, che poi viene esternata in cazzotti che viaggiano alla velocità del suono, quando non alla velocità della luce. Comunque la morale della favola è: la forza non sta né nel denaro, né nei muscoli, né nell'armatura, ma nell'anima. Shun, il cavaliere di Andromeda, sottovalutato da tutti, alla fine si rileva il più forte e salva la situazione spazzando via il cavaliere dei Pesci. Eppure quando veniva preso a pugni sui denti, preferiva incassare piuttosto che fare del male a qualcuno. Una vera anima pia, niente da dire. Una morale cristiana, verrebbe da dire.

Poi c'è il potere di Atena, che altro non è che la continuazione della forza interiore dei cavalieri. Il suo cosmo è di origine divina, ma non ha bisogno di spaccare gambe. È la giustizia fatta persona. E si contrappone al potere di Ares, il gran sacerdote, o il papa, o il santo padre, come viene chiamato. Il quale rappresenta il potere delle istituzioni corrotte, che si basano sulla forza. Governa chi è più forte. Il papa e i suoi seguaci dicono: la giustizia è ciò che decidono i più forti. A questa impostazione si oppongono i cavalieri e Atena, ancora non riconosciuta dalla cricca del Santuario, i quali invece portano avanti un'idea assoluta di giustizia, che non cambia a seconda di chi detiene il potere. È giusto ciò che è giusto, a prescindere da tutti e senza dimenticare i più deboli. Ok, quasi commovente. Un'altra fiaba, che si beve volentieri.

Siamo tornati quindi alla solita storia delle istituzioni corrotte e degli eroi senza macchia e senza paura che salvano il mondo. Un po' naïf, ma funziona sempre. Ottimo da guardarsi la sera prima di dormire, senza tante pretese, gustandosi i paesaggi greci e i combattimenti spaziali. Ma non certo un capolavoro.


MelmothX