A Christmas Carol

http://imdb.com/title/tt1067106

I film di Natale sono già abbastanza odiosi e noiosi di per sé. Questo, tratto da una fiaba di Dickens, è addirittura peggio.

Il film è un'animazione al computer, con voci prestate dal classico “cast d'eccezione” (Jim Carrey, Gary Oldman), il regista, per la cronaca, è lo stesso di Ritorno al futuro.

La storia è quella di un vecchio padrone avaro che ha in odio il Natale. Nel corso della notte di Natale, riceve la visita di tre Natali, quello passato (con i momenti belli e meno belli della sua vita), quello presente (un Natale di solitudine) e quello futuro (che gli mostra la sua morte). Come da copione le visioni lo cambiano e diventa un simpatico e generoso vecchietto, che gioisce del Natale e gode della compagnia del prossimo.

Si potrebbe pensare alla classica melassa dei buoni sentimenti natalizi, e questo c'è sicuramente. Eppure, a ben guardare, c'è di più.

Il protagonista è il succo della rappresentazione del capitalista occidentale, così come si vuole che venga concepito e immaginato da chi ricco non è. Dedito al lavoro, onesto (perché pur essendo caratterizzato come un avaraccio, viene detto che è un capitalista che accresce le sue sostanze in modo onesto, qualunque cosa significhi l'onestà in un uomo d'affari), paga i suoi debiti (punto fondamentale) e mantiene la parola data. Purtroppo, ha un caratteraccio e tende a pensare solo al denaro. Nulla che comunque non si possa aggiustare con un sano atto di pentimento e dedicando una frazione delle proprie sostante (che per inciso, sono state acquisite schiacciando il prossimo) ai più “sfortunati”.

Con una funambolica piroetta, quel vecchiaccio incattivito diventa in un'ora e mezzo un simpaticone: concede un aumento al suo impiegato (dopo averlo tenuto alle strette fino a quel momento -- ah, sì, gli regala anche un tacchino, nella migliore tradizione dei regali aziendali), si prende cura del bambino storpio, dà l'elemosina, visita i parenti. E tutto va avanti come prima.

La nostra società abbonda di ricchi filantropi, uno per tutti Bill Gates, ma sono sicuro che ci sia anche di peggio (chissà quanti banchieri sono appassionati donatori di denari per cause umanitarie). In questo caso, dopo aver impestato il mondo con un certo modo di gestire la tecnologia, ossia vendere aria (che va per la maggiore) e promuovendo attivamente il monopolio del sapere, si rifà l'immagine con la beneficenza, dando una frazione di ciò che si è appropriato. Ciò non annulla il danno creato in passato, non lo compensa in alcun modo, anzi. Tende quasi a legittimarlo. La vecchia metafora dell'imparare a pescare e di regalare il pesce regge ancora. Il capitalista si tiene le canne da pesca, impone le sue condizioni, ci specula sopra, e infine cerca di fare bella figura organizzando una grigliata di pesce a uso di quegli stessi a cui ha tolto la possibilità di pescare.

Non so se la fiaba di Dickens vada realmente così, e il lettore capirà che non sono esattamente motivato a scoprirlo.

Assolutamente disgustoso.


MelmothX