Gran Torino, 2008

http://www.imdb.com/title/tt1205489/

Consigliato da più parti di guardare questa pellicola, descritta come “bella”, “gran regista” e via dicendo, l'ho fatto. E l'ho trovato uno dei film più beceri degli ultimi tempi.

La storia è quella del classico vecchio burbero che in fondo in fondo ha un cuore d'oro. Ma vediamo un po' chi è questo burbero, interpretato dallo stesso regista Clint Eastwood. È un vecchio che ha combattuto in Corea compiendo svariati massacri, poi è tornato a casa, ha lavorato per tutta la vita in uno stabilimento Ford, si è sposato, ha fatto due figli di cui uno ora lavora nel settore delle vendite di auto giapponesi (aiuto aiuto, i gialli). La moglie ormai è morta (il film si apre con la scena del funerale), ma lui se la cava benone, tenendo in ordine la casa, facendo piccole riparazioni, tagliando l'erba e bevendo birra ghiacciata sulla veranda che dà su un microscopico giardino. In una parola, lo stereotipo americano.

Solo che i tempi sono cambiati. La periferia è invasa da immigrati, che il vecchio odia, nel quartiere girano gang violente (oddio oddio, i gialli di nuovo) e la casa che gli è costata una vita di sudore è un'isola in un mondo in cambiamento. Il nostro non esita a mettere mano alla pistola per difendere la sua aiuola.

Un tentativo piuttosto maldestro di rubare la sua “Gran Torino”, la classica macchina di grossa cilindrata americana, mette in moto una serie di cambiamenti: il burbero capisce che non tutti i gialli sono uguali (alcuni hanno combattuto i comunisti cattivi, e proprio questi ex alleati asiatici sono i suoi vicini di casa), prende un ragazzo sotto la sua ala protettiva e gli insegna ad essere un americano tutto d'un pezzo.

Ora, a me pare che questo film non sia altro che un'ode all'american way of life, riassunta nella scena della veranda della casetta di periferia (la piccola proprietà guadagnata con il lavoro onesto), come se in fondo in fondo questi personaggi della vecchia scuola siano dei teneroni. Peccato che sia un film. Non serve andare molto lontano per rendersene conto. L'american way of life da un pezzo non è più solo americana. Conosco dozzine di esempi di personaggi simili, che hanno lavorato tutta la vita per una casetta in periferia e ora si trovano circondati da gente che proviene da paesi diversi. E l'odio che questi tipi provano per tutto ciò che è diverso da loro non viene solitamente riscattato, perché la vita non è un film, e i vecchi dal cuore tenero sono una rarità.

Insomma, Clint Eastwood ci ha voluto raccontare una fiaba. Meglio avrebbe fatto a mostrare tutta la brutalità e la durezza del personaggio, ma probabilmente non sarebbe stato più Clint Eastwood. Invece ha scelto di farci bere una storiella piuttosto melensa sul vecchio dal cuore d'oro, che esiste solo nella sua fantasia, e sulla legittimità di difendere l'aiuola armi alla mano. Non una parola sulla situazione sociale ed economica della periferia americana. O sul perché si creano le gang. Forse perché questi ragazzi non hanno alcun futuro e sono esclusi da tutto? Su, Clint, un po' di immaginazione. Sei rimasto ai tempi del Far West, in cui il pistolero (buono) fa strage di nemici (rigorosamente cattivi). Bianco e nero. Se voleva essere una reinterpretazione del Far West nella periferia americana, beh, tentativo fallito, perché la leggenda del Far West presuppone violenza da entrambe le parti. A tratti ricordava Karate Kid, con il vecchietto che insegna le arti marziali (ops, in questo caso arti domestiche) a un ragazzo sfigato.

Bocciato senza possibilità di appello.