Isaac Asimov, Le grandi storie della fantascienza 1

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Il volume raccoglie una ventina di racconti pubblicati nel 1939, l'età d'oro della fantascienza, con minuscoli commenti di Asimov, per un totale di 500 pagine (tra l'altro piene di errori tipografici e/o grammaticali, un'edizione davvero poco curata). Quando ho visto questa edizione economica sugli scaffali della biblioteca cittadina, mi sono detto, “Perché no?”. Eppure sarebbe stato meglio chiedersi “Perché sì?”.

Sono passati ormai una settantina d'anni dal 1939, ma pare un abisso. La gran parte delle storie sono molto naif e tutto sommato stentano a coinvolgere. Scritti in un periodo che certo non era privo di grandi problematiche (i fascismi in Europa, la grande depressione che ancora aveva i suoi strascichi, la guerra di Spagna finita nel sangue, l'emergere dei mezzi di comunicazione di massa, ecc.), questi racconti sembrano non risentirne. Chiaro che non si può pretendere alta letteratura da una raccolta di questo tipo, ma forse era lecito aspettarsi qualcosa di più.

Riprendendo in mano questa squallida edizione, con un'orrenda copertina a sfondo verde, e scorrendo l'indice, mi sento di salvare solo un paio di racconti, che sono tutto sommato carini:

Ruggine, di Joseph E. Kelleam, che racconta gli ultimi (tristi) giorni di un gruppetto di robot su una Terra ormai desolata, e Il distruttore nero di A.E. van Vogt, che riesce a tenere un buon ritmo e a creare un'atmosfera particolare, segnata dalla fame di questa strana creatura, nonostante l'evidente impostazione ideologica del racconto in sé, basata su una fastidiosa equazione primitivo = violento, brutale e criminale.

Il giudizio complessivo non può essere quindi che negativo. Da perdere.