Hopscotch, di Kevin J. Anderson

Mi sono trovato tra le mani questo libro grazie alla promozione a tema fantascientifico StoryBundle (alla pari di Santiago). Devo dire che il curriculum vitae dell'autore non prometteva nulla di buono. Co-autore insieme al rampollo di Frank Herbert di tutta una serie di inutili seguiti di Dune (ciclo che già al terzo libro dell'autore originale aveva pressoché esaurito le cose da dire — figuriamoci i seguiti dei seguiti...), nonché di altre dozzine di libri da supermercato, mister Anderson è un palesemente un lavorante della penna.

L'idea su cui si basa questo romanzo di oltre quattrocento pagine è che in un lontano futuro sia possibile, per mezzo della sola forza del pensiero, trasferirsi da un corpo all'altro, per mezzo di uno scambio più o meno consensuale.

La storia segue le vicende di quattro ragazzi usciti da una sorta di monastero metropolitano. Uno con la vocazione dell'artista, una ragazza con il pallino della filosofia, uno scavezzacollo e infine un altro che entra nella polizia (che almeno viene giustamente dipinta in toni cupi).

La storia si sviluppa per centinaia di pagine in maniera molto leggibile, ma lascia più o meno indifferenti.

Come sempre, quando cercano di rifilarti qualcosa come un "best seller", vero o presunto, si tratta di un bidone. Un'ottima maniera per buttare nel cesso svariate ore. Insomma, non c'è molta differenza tra leggere una cosa del genere e lobotomizzarsi davanti all'ennesima serie americana...